25 settembre 2018

Gaby Wagner mi accoglie nel suo palazzo a San Polo, antro segreto di una Venezia preziosa, dove un giardino incantato porta a un’alta scalinata rivestita di legno, sotto a un colonnato marmoreo. “Qui è rimasto tutto all’origine” mi racconta “quando abbiamo scoperto il giardino abbiamo aggiunto solo la vite americana.” Il restauro conservativo, durato cinque anni, ha visto rilucere di nuova luce il palazzo che nel XV secolo fu teatro d’un ballo di corte sforziade. Che splendore! Ed è proprio la luce, costante riferimento del visitatore, a splendere in ogni dove, in ogni antica ombra. E con la luce fattasi materia, Gaby lavora, forgiando arte.
Eclettica e cosmopolita, con una carriera da attrice, modella e fotografa, Gaby mi racconta di come proprio fotografando il vetro e durante una collaborazione con Laura de Santillana, sia stata attratta dalla riflessione della luce sull’acqua, tanto di decidere, alfine, di plasmarla lei stessa.

“Nelle mie creazioni cerco sempre la trasparenza nell’opacità, i movimenti nella staticità, i riflessi. Rendo il vetro vivo, per suscitare, al tatto, la sensazione della pelle: una volta plasmato, lo rendo acidato, sabbiato. Ho iniziato a plasmare le mie creazioni nella fornace di Aureliano Toso, a Murano, sotto la guida del maestro Diego dei Rossi. Tutto è cominciato quando creai dei modelli di lampade che l’architetto Jacques Garcia espose all’Hotel Reserve a Ginevra.”

Premiata a Londra per la lampada Mantra con il prestigioso British Interior Design, Gaby viene contatta da Donna Karan che le chiede sue creazioni da esporre in collezione a New York. Gaby abita per quattro anni nella Grande Mela ed è lì che forgia gli affascinanti, nella loro ciclica unicità, Sassi di Vetro. Tondeggianti sculture vitree racchiudono vortici di estrema bellezza: dal rubino al porpora, all’ambra, sino all’oro fuso in essi. “Il vetro” mi spiega Gaby “si sposa solo con pochi materiali”. Uno di questi è la mica – argenteo minerale cristallino – e, l’altro, non è che il re di tutti i preziosi: l’oro. L’oro addolcisce, splendendo nell’opacità del vetro, danzando nell’oscurità del sasso.

Poi, per la nuova richiesta di forgiare altre lampade per Ginevra, Gaby ritorna a Venezia e, questa volta, vi si stabilisce. Prima a Palazzo Polignac, dove di nuovo assieme al suo maestro a Murano, disegna e crea nuovi pezzi, indi nel suo splendido palazzo a San Polo dove in un antico portico crea uno studio ligneo e luminoso, nel quale lampade d’ambra sabbiate, vasi neri screziati d’oro, rosseggianti e ruvidi sassi di vetro, assolate sculture d’arancio, nonché innumerevoli foto delle più belle sue creazioni, coronano un ambiente assorto e silente, nella contemplazione dell’arte.

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http://www.ticinolive.ch/2018/09/25/gaby-wagner-oro-splendore-e-bellezza-nella-venezia-del-vetro/